La stellina – Racconto di Alex De Maria

Questo non è un mio racconto, ma l’ho ricevuto dal mio amico Alex. Poichè l’idea mi è piaciuta, e ho apprezzato il gesto, ho deciso – col suo consenso – di renderlo pubblico.

Buona lettura!

 

 

La padella sul fuoco manda un odore delizioso.

L’aroma della cannella, dello zenzero, del cardamomo e del coriandolo si è impossessato della casa e a lui non dispiace; adora la cucina indiana ed i suoi profumi.

Il riso basmati è già sul fuoco e il pane naan è pronto per essere infornato, lo farà all’ultimo momento, tanto bastano cinque minuti per cuocerlo e mangiarlo appena sfornato è mille volte più gustoso.

 

Rumore di serratura, la porta si apre un po’ violentemente, le chiavi tintinnano nello svuotatasche sul tavolino accanto all’uscio, una borsa vola attraverso il soggiorno e atterra sul divano, il leggero giacchino di cotone invece finisce come una palla informe sulla prima sedia disponibile, le scarpe, dal tacco altissimo, sexy come il demonio, rotolano invece davanti al divano; quelle meravigliose scarpe spuntate di vernice beige…

“<Ciao, sono arrivata. Che buon profumo! Faccio una doccia e arrivo.”

E’ sempre così; arriva tardi, s’infila in bagno senza nemmeno un bacio e poi si siede a tavola per la cena.

Lavora sempre troppo, sempre fino a tardi.

 

Il curry di pollo è in tavola, il riso nelle ciotoline, il pane naan è in caldo nel suo cestino, avvolto in un tovagliolo bianco di fiandra, caro ricordo ed unico superstite delle bellissime tovaglie bianche che usava sua madre per apparecchiare la tavola nei giorni speciali, unica eredità sua, assieme alla passione per la cucina.

 

“Uff, che giornata di merda oggi in studio, problemi problemi e solo problemi. Sono circondata da una manica di rompicoglioni inetti. Persino il dottore oggi mi ha fatto incazzare”

“Dai stai tranquilla, rilassati e goditi la cena, non pensare a quel vecchio rincoglionito del tuo capo e poi non lo chiamare dottore… tu sei dottore quanto lui, questo servilismo mi dà ai nervi”

“Sì ma lui è il capo… come se non bastasse credo di avere perso un orecchino oggi, sai, quelli con la stellina, vedi? Il compagno di questo” dice lei mostrandogli il lobo dell’orecchio destro e poi, in sequenza, il sinistro orfano del gioiello.

La vista gli si offusca per un attimo mentre realizza quanto sia eccitante quell’orecchio, un brivido gli corre lungo la schiena e gli ormoni gli si affollano tra le gambe.

Magari la colpa è del peperoncino e delle altre spezie, pensa, e per un lungo istante viene assalito dalla voglia di sbarazzare il tavolo con violenza, spazzando via con un solo gesto tutte le stoviglie, afferrarla per i fianchi, buttarla sul tavolo e prenderla li, con forza e decisione, strappandole di dosso il meraviglioso intimo di pizzo e seta color borgogna che occhieggia dall’accappatoio.

Con un impercettibile movimento della testa invece spazza via il pensiero; meglio finire di mangiare, prima, ci sarà tempo dopo cena per il sesso.

In ogni caso lei non apprezza particolarmente essere scopata in posti scomodi e in modi poco tradizionali; ama la comodità del letto, al massimo il divano.

“Dai, te l’ho detto, non ci pensare ora, rilassati, sei sempre troppo agitata, non ti fa bene.”

“Sì, sì, meglio così dai, godiamoci il pollo che è meglio.”

“Come è venuto? buono?”

“E’ magnifico… se non ci fossi tu mangerei solo quattro salti in padella.”

“Eh già, immagino… mi potrai ringraziare come si deve dopo, con calma” dice con uno sguardo furbetto

 

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“Dai si è fatto tardi, vieni a letto” dice lui con impazienza ripensando all’intimo color borgogna

“Non ti ci mettere pure tu a rompere adesso, devo finire di mandare qualche mail, ho delle scadenze da rispettare sennò i clienti si arrabbiano!”

Sempre così lei, prima il dovere, sempre. Il piacere poi, se rimangono tempo ed energie. Questo atteggiamento gli ricorda un po’ la sua ex anche se con quella non esiste paragone per fortuna.

 

“Eccomi, contento?” dice lei con l’aria finta scocciata e lo sguardo da bimba imbronciata allo stesso tempo facendo però scivolare via l’accappatoio con fare civettuolo.

Poi fa scivolare via anche il perizoma borgogna, quindi si volta di spalle per slacciarsi il reggiseno con un gesto teatrale.

Rimane sempre estasiato di fronte al suo sedere incredibilmente tondo e sodo e alle sue gambe lunghe e piene. Non è grassa ma neppure ossuta. E’ semplicemente perfetta, con tutte le curve al punto giusto. E quella schiena poi! Con quelle due fossette alla base che lui pensava esistessero solo nelle modelle fotoscioppate.

Lei si volta di nuovo e gli butta il reggiseno sulla faccia con una risata cristallina.

Bene, significa che ha riacquistato il buonumore, pensa togliendoselo dagli occhi per rimanere, per l’ennesima volta, sbalordito davanti ai suoi seni, con quei grandi capezzoli scuri, maliziosamente tendenti all’insù.

Un miracolo in carne ed ossa; ancora un volta si meraviglia come lei, così perfetta, possa stare con lui che si considera tutto fuorché perfetto.

 

“Dai fammi posto” resiste alla voglia di strizzare subito uno di quei seni e invece inizia a baciarla lentamente, parte dal lobo orfano dell’orecchino, prosegue verso il collo, poi in mezzo ai seni ed infine conclude mordicchiandole delicatamente un capezzolo mentre con le mani l’afferra per le natiche tirandola a se.

Lei lo prende e lo stringe attraverso i pantaloni del pigiama, facendo crescere il suo piacere fino a livelli di guardia.

“Piano, ehi. Ho intenzione di farti fare l’alba!”

“Sciocco, domani devo essere in studio alle otto e mezza.”

“Uffa, sempre questo lavoro… francamente potresti concentrarti più su noi due almeno mentre siamo a casa.”

Ancora la sua risata cristallina “Adesso ti dimostro la qualità della mia concentrazione su di te” e con una mano sola e superba abilità gli sfila in un colpo solo i pantaloni del pigiama e i boxer; si abbassa, lo afferra di nuovo, ormai libero e fiero, e lo prende con decisione succhiandolo con forza.

 

bip bip bip bip bip bip bip bip…

“Ma che cazz…”

bip bip bip bip bip bip bip bip…

“Ma cosa è, chi rompe proprio mentre…”

bip bip bip bip bip bip bip bip…

Si sveglia con il fiatone, la testa pulsante

Ok è la sveglia

afferra l’iPhone e fa scorrere l’indice sul display per fermare finalmente il rumore che gli sta trapanando il cranio

guarda l’ora sul display, stringe gli occhi per metterla a fuoco: le 7,01

 

come al solito

come di consueto

è stato il solito sogno

 

“Dai, alzati che è tardi” dice per farsi coraggio e scrollare il ricordo di quei seni all’insù e di quelle fossette. Meglio fare una bella doccia gelata per far sbollire tutta l’eccitazione troncata, come di consueto, quasi al culmine del piacere.

 

Con il respiro ancora un po’ affannato e la testa pulsante entra in bagno, si spoglia, apre l’acqua fredda e si getta con decisione sotto la cascata, tutto di botto. L’acqua gli schiarisce le idee e lava via il ricordo del sogno. Adesso ne è certo, è stato il solito sogno.

“Uffa, nemmeno nei sogni mi riesce di fare sesso, e che cazzo!”

Lei non esiste, lei non è mai esistita, lei non c’è.

Non c’è una donna nella sua vita da due lunghi anni, da quando quella workaholic un po’ stronza della sua ex lo ha piantato. C’è solo lei, la donna fantastica che vive assieme a lui nei sogni quasi tutte le notti, la donna di cui al risveglio però non riesce mai a ricordare il volto.

Sogni che si interrompono sempre ed inevitabilmente sul più bello, uff…

 

Ne ha abbastanza dell’acqua gelida, chiude il rubinetto, afferra un asciugamano ed esce dalla doccia mentre se lo passa sui capelli e sul viso .

“Ahia, cazzo, che male al piede…”

“Che cosa ho pestato?” i pensieri si affollano, lui è uno che pensa velocemente.

“Un frammento di vetro, possibile?”

“Cavolo ma non ho rotto roba di vetro di recente qui in bagno.”

“L’avrò portato sotto la suola delle scarpe, da fuori.”

“Cavolo che male!”

“Adesso mi dovrò disinfettare…”

“Cavolo che male!”

“Speriamo non sia una ferita profonda, almeno.”

Saltellando, la mente ormai sgombra dal sonno e perfettamente presente, si siede sul water e finalmente si guarda; un rivolo di sangue cola dall’incavo del piede .

“Ma che cavolo è?”

Conficcato saldamente nella carne, un orecchino con la stellina.

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